Dal manfo – Giù le mani dall’orto

di Manuela Cartosio

Giù le mani dall’orto

Sviluppare gli orti urbani per combattere la fame nel mondo, la
disoccupazione e il cambiamento climatico. E’ una delle mission che
Letizia Moratti ha fissato per l’Expo milanese del 2015 che avrà come
tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita». La notizia non deve
aver fatto breccia nella testolina del funzionario comunale che ieri
mattina ha spedito in zona Ticinese una pattuglia di vigili urbani,
muniti di decespugliatore, per spianare un orticello coltivato da un
gruppo di giovani dei centri sociali (il pollice verde non ha
frontiere). Poco più di cento metri quadrati, uno scampolo di terra di
tutti e di nessuno, vicino al centro sociale Conchetta.
Da
una quindicina d’anni i ghisa milanesi si sono conquistati sul campo le
stellette di duri. Ieri, smentendo la loro triste nomea, hanno
dimostrato d’avere un po’ di sale in zucca. Hanno rimesso nel furgone
le cesoie, e le zucchine sono rimaste al loro posto. Come pure i
pomodorini che stanno cominciando a prendere colore. Il pericolo,
scampato ieri, potrebbe ripresentarsi se il Comune darà retta alle
proteste di alcuni residenti che si sono presi il mal di pancia di
sollecitare l’intervento dei vigili urbani. A una quota di milanesi
persino un orticello ormai dà sui nervi. Per fortuna, ce ne sono altri
che hanno apprezzato l’iniziativa verde dei giovani. Che, viste le
ristrette dimensioni , non ha l’ obiettivo di sfamare torme di
conchettari. E’ una palestra per imparare i rudimenti dell’arte: quando
piantare, quanto innaffiare, quali ortaggi resistono meglio
nell’habitat metropolitano, come si tiene in mano una zappetta invece
di un mouse (o una bottiglia di birra, ultimo nemico numero uno di
Palazzo Marino).
Tutte cose che il signor Chen, originario delle
campagne dello Zhejiang, non ha bisogno d’imparare. Il signor Chen ha
avuto l’onore di un articolo sul Corriere della sera perchè tra
l’asfalto e le auto posteggiate in via dell’Aprica ha ricavato tre
orticelli da 10 metri quadrati l’uno. L’aria non si raccomanda per
salubrità (li vicino c’è lo scalo merci Farini), però fagiolini e
pomodori vengono su bene. Pure lì qualche malmostoso si lamenta:
«Bisogna chiamare i vigili», «E’ un’occupazione abusiva di suolo
pubblico», «Vengono qui e credono di poter fare qual che vogliono».
Finora, in via dell’Aprica i vigili non si sono presentati e il signor
Cheng continua tranquillo a zappettare, a innaffiare e a raccogliere.
La
piccineria delle proteste contro gli orti di strada è uno dei tanti
sintomi del provincialismo di una Milano che si vorrebbe metropoli. Da
un paio d’anni quotidiani e rotocalchi grondano di servizi e fotografie
sulla «moda» degli orti urbani, delle terrazze dove coltivare erbe
aromatiche, dei tetti trasformati in orti pensili. L’orto di Michelle
Obama alla Casa bianca è stata solo la ciliegina sulla torta. In Gran
Bretagna è stata lanciata una vera e propria campagna che rinverdisce
il «Dig for Victory» della seconda guerra mondiale, quando sotto le
bombe gli inglesi riuscirono a produrre il 10% dei generi alimentari
sfruttando ogni palmo di aiuole, parchi, terreni inutilizzati. La
campagna sollecita le grandi proprietà fondiarie a devolvere
gratuitamente lotti di terreno su cui impiantare orti urbani. A New
York, e in tutte le grandi città degli States, coltivare un orto –
spesso comunitario – fa tendenza. Alle ragioni salutiste e del
chilometro zero la crisi economica ha aggiunto il vantaggio del
risparmio. A Detroit, dove la crisi dura da più di dieci anni, vaste
aree dismesse sono coltivate collettivamente a ortaggi e persino a
mais. E in questo caso non si tratta di moda, ma di sopravvivenza.

fonte www.ilmanifesto.it

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4 Responses to Dal manfo – Giù le mani dall’orto

  1. espanz says:

    caspita Cip!
    erano giorni che volevo passare a portare qualche pianta di solidarieta’ al signor Chen, e’ davvero arrivato il momento.

    Stamattina vado magari con un cartello in mano.

    Davide hai ragione…
    molto spesso la stampa rende tutto generico. Pensa a questo approccio applicato a cose piu’ importanti e problematiche. Cosi’ si puo’ capire, che tipo di retoriche, filtri e giochi di parole si preferiscono, invece di dare informazioni alla gente. Ad ogni modo dall’articolo viene fuori l’assurdita’ di un’operazione repressiva nei confronti di un gruppetto di piante.

  2. davide il giardiniere says:

    io non sono un vigile……..l’articolo è un po’ troppo generico……

  3. cip says:

    Sono passato da via aprica e ho notato che l’orto del signor chen è stato decespugliato … sic!

  4. espanz says:

    Bene per la rassegna stampa e per dar corpo e voce al fatto che e’ penoso vedere i regimi di controllo applicati anche alle foglie che si muovono al vento. Ma tant’e’, siamo in quel periodo storico che verra’ ricordato per il fatto che la paura e’ utilizzata come un meccanismo di potere e il governo per fronteggiare la crisi propone “il piano case” che spianera’ colline ed ogni angolo libero con gettate di cemento; questo nonostante ci siano immobili sfitti e in disuso in abbondanza.

    Ad ogni modo dal mio punto di vista l’articolo centra il punto solo in parte e mi stona un po’ quel dualismo conflittuale fra mouse e zappa. A me piacciono i meticciaggi, esattamente come non credo nelle fughe verso ignote eta’ dell’oro. Siamo qui oggi con tutte le nostre contraddizioni e dentro quelle cerchiamo di costruire conflitto e proposte di senso, radicali e non “di tendenza”.
    Ad ogni modo questi sono solo pipponi, dopo aver passato la mattinata piu’ divertente dell’anno 🙂

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